Paolo Mainetti
Fare impresa in Valtellina è ancora possibile?

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Fare impresa in Valtellina è ancora possibile?

Ago 2, 2013 gianluca (0)

“L’asset più importante di Valtecne? Essere un’impresa valtellinese”.
Le parole di Paolo Mainetti – 41 anni, amministratore delegato di Valtecne – non ha dubbi quando qualifica la sua azienda – specializzata nella meccanica di altissima precisione – come un realtà fortemente legata al territorio.
Fondata 30 anni fa dal padre Vittorio – ancora alla tolda di comando della società, seppure ormai deleghi parecchio lavoro al figlio Paolo -, Valtecne ha saputo guadagnarsi un ruolo importante nelle grandi commesse del settore meccanico, operando con grossi gruppi internazionali.


Oggi, nello stabilimento di Berbenno in Valtellina lavorano circa una novantina di operai con un’età media di 41 anni, tutti altamente qualificati e distribuiti su tre turni che rendono attiva l’azienda 24 ore su 24
“Il momento non è certamente dei più facili – ammette Paolo -. abbiamo cominciato a rialzare la testa dopo il durissimo periodo che ha afflitto l’intero comparto e che ha interessato i tre anni dal 2009 al 2011”.
Mainetti non ne fa mistero: quella trascorsa è stata una parentesi difficilissima, scaturita dal crollo delle commesse da parte dei maggiori clienti colpiti dalla crisi. “L’unico rimedio è stato quello di rimboccarci le maniche e fare quello che mio padre aveva fatto 30 anni fa: uscire dalla valle e cercare nuovi contatti, andare a caccia di lavoro”.

OGNI GIORNO UNA SFIDA
A Valtecne non c’è sfida che faccia paura e Mainetti interpreta benissimo questo spirito competitivo.
“La nostra fortuna è stata quella di esserci posizionati in modo trasversale, riuscendo realizzare particolari meccanici in qualsiasi materiale, per per una svariata serie di settori. La competenza della nostra azienda ci permette di effettuare lavori di altissima precisione, operando a livello di micron. L’intuizione vincente è stata proprio questa: non porci limiti rispetto ai settori con i quali potevamo interagire”.
E i risultati non sono tardati ad arrivare. Oggi l’azienda di Berbenno opera su uno scenario molto variegato e a guardare al passato, viene da dire che la crisi del 2009 si è trasformata in un’opportunità straordinaria.

GENTE DI VALTELLINA
Quando chiediamo a Mainetti cosa renda così competitiva Valtecne, la risposta è immediata: “Le persone. La mia non vuole essere retorica. Gli uomini e le donne valtellinesi sono capaci, volenterosi e disponibili. Questi tre elementi ci hanno permesso di superare i momenti più difficili e di vincere ogni sfida che abbiamo portato a casa. I nostri clienti ci apprezzano per la puntualità e la precisione con cui svogliamo ogni lavoro. E il merito è certamente di tutto lo staff Valtecne”.
Essere un’azienda valtellinese quindi, per voi rappresenta un asset?
“Se devo guardare alla qualità delle persone che operano con noi, dico di sì. Dall’altra parte, non nascondo che ci sono molte difficoltà che certamente non ci agevolano nei confronti dei nostri competitor”.
A cosa sta pensando?
“La logistica, ad esempio. E poi il fatto di essere una realtà così distante rispetto ai grossi centri metropolitani viene visto come un elemento di scarsa credibilità. Conquistare la fiducia dei clienti rappresenta per noi uno sforzo immenso. Siamo sempre noi a dover dimostrare di essere migliori degli altri, a volte con impegni operativi notevoli”.
Ad esempio?
“Ci capita di dover svolgere campionature gratuite per il cliente in modo di dimostrare con i fatti la nostra puntualità di consegna e la qualità delle forniture”.

L’ORGOGLIO
Fare l’imprenditore in Valtellina in un settore così complesso come quello in cui opera Valtecne, presenta aspetti positivi e negativi, dunque.
“Bisogna amare profondamente questa terra per decidere di rimanere e provare a fare l’imprenditore. La sfida è ambiziosa e si gioca tutta sul fattore qualità. Personalmente non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di andare altrove: qui si vive molto bene, il territorio è splendido e i nostri figli possono crescere in un contesto sano, che dà moltissimo”.

IL FUTURO E I GIOVANI
Cita le nuove leve, eppure la crisi del lavoro per i giovani da noi è fortissima.
“È vero. Quella della disoccupazione giovanile è una piaga molto preoccupante. Eppure ci sono settori in cui qualche spazio esiste. Da noi le figure professionali qualificate sono molto difficili da trovare e quelle valide fuggono altrove, dove esistono opportunità economiche e di carriera più importanti. Di fronte a questo limite, in Valtecne abbiamo scelto di scommettere sui giovani e avviare percorsi formativi interni, che permettano di far crescere i neo assunti non appena escono dalla scuola di perito”.
Da quello che dice sembra che i laureati in Valtellina fanno e faranno sempre più fatica a trovare lavoro.
“Non proprio. Nessuno può negare ad un giovane che vive nella nostra provincia, l’ambizione di ottenere una laurea. Anzi. È chiaro che bisogna venire a patti con l’offerta del territorio. Sono stato presidente di Confindustria Sondrio per diversi anni e con l’associazione abbiamo cercato di dialogare con i giovani per fornire un quadro il più possibile preciso circa l’orientamento professionale locale in modo da chiarire subito cosa è possibile fare o no in Valtellina”.

PROSPETTIVE INCORAGGIANTI
Torniamo a Valtecne. I trascorsi dei vostri ultimi anni ci inducono all’ottimismo, specialmente se pensiamo alle realtà private che in Valtellina fanno fatica a superare indenni la crisi di questi ultimi tempi.
La formula che ha proposto è quella del “crederci sempre”, ma può bastare anche per pensare ad uno sviluppo ulteriore rispetto alla basi solide che avete gettato?
“Credo proprio di sì. Lavorare al altissimi standard, puntare a migliorare sempre il proprio know-how e i propri processi, scommettere sull’innovazione, tenersi al passo con la ricerca, guadagnando una solida credibilità sul mercato: questo credo sia il miglior approccio. Per noi almeno lo è stato”.
Nessuna ambizione a delocalizzare quindi?
“No. Anzi, siamo riusciti a convincere i tedeschi a delocalizzare in Valtellina. Recentemente abbiamo stretto un’alleanza strategica con un partner tedesco di altissimo livello, che ci ha permesso di ampliare la nostra azienda in un nuovo capannone già presente proprio qui a fianco, dove attiveremo un nuovo ciclo produttivo complementare a quello meccanico. Facciamo conto di cominciare ad ottobre e assumeremo dieci nuove figure professionali non appena saremo a regime”.

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