Marco Deghi: “Ecco la mia proposta per il rilancio del settore caseario valtellinese sul mercato lombardo”

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Giu 24, 2013 gianluca (0)

I numeri parlano chiaro: 120 conferitori, 32 milioni di litri di latte raccolti e lavorati nel 2012, 60 dipendenti, un fatturato di circa 23 milioni e una gamma di prodotti caseari in continua espansione. La Latteria Sociale Valtellina di Delebio vanta ormai un ruolo di primissimo piano all’interno dell’economia provinciale, tanto da essere diventata un punto di riferimento anche per le aziende agricole dell’Alto Lario Lecchese e Comasco. Quest’anno il brand Latteria Sociale Valtellina ha riunito sotto un unico cappello una pluralità di realtà, tra cui Colavev, ottenendo nel contempo preziosi attestati pubblici sull’elevata qualità del latte fresco venduto sul mercato.
In questa intervista Marco Deghi, direttore della Latteria e socio di Vivi le Valli, ha anticipato progetti e obiettivi.

Marco Deghi è il direttore generale della Latteria Sociale Valtellina. Ne ha seguito e stimolato lo sviluppo, consapevole del fatto che soltanto unendo le forze era possibile puntare a risultati ambiziosi, rafforzando nel contempo il ruolo sul mercato. È grazie a questo progetto se sta prendendo forma il modello di integrazione del sistema Valtellina per la commercializzazione e la trasformazione del latte. “Raccogliamo circa i due terzi del latte prodotto sul territorio – spiega Deghi -, lo remuneriamo stabilmente a condizioni migliori del mercato e in maniera differenziata a seconda dei contenuti qualitativi, con incentivi significativi per il miglioramento continuo della qualità.

 

LA QUALITA’ PRIMA DI TUTTO
L’obiettivo è da sempre e comunque la qualità: “Oggi il mercato è diventato molto selettivo. Fare questo mestiere deve prevedere elementi distintivi, per non finire omologati a prodotti che arrivano da altre zone dell’Europa con prezzi assolutamente improponibili”. Dei 32 milioni di litri conferiti nel 2012, il 20% viene messo sul mercato come latte fresco. Il resto viene lavorato e utilizzato per produrre una gamma di bontà casearie molto ampia, tra cui recentemente si è aggiunta anche la mozzarella.

 

MARGINI DI CRESCITA
“Ci sono margini di miglioramento e di crescita – precisa il direttore -. Prendiamo il formaggio Casera: la produzione attuale si aggira intorno alle 160mila forme all’anno, ben al di sotto delle nostre potenzialità e dei livelli raggiunti dai nostri competitor diretti, come il Piave che si attesta sulle 350mila forme o le 400mila del Fontina. Sono più che convinto che ci sia ancora dello spazio per il Casera, che potrebbe puntare facilmente a superare le 200 mila forme, sfruttando al meglio il latte prodotto e conferito dai nostri soci”.

 

LA LEVA DELLA COMUNICAZIONE
Requisito fondamentale per compiere questo salto in avanti, è un nuovo modello di comunicazione integrato per la promozione del formaggio valtellinese. “Siamo carenti sulla comunicazione – ammette Deghi -. Serve un supporto adeguato per puntare in primis al mercato del Nord Italia, in particolare la Lombardia, il bacino milanese, la Brianza, il comasco e il lecchese. Con una campagna da 200-300mila euro all’anno, strutturata per almeno un paio di anni, sono certo che potremmo raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”.


Questa strategia, secondo Deghi, consentirebbe alla Latteria Sociale Valtellina e anche agli altri produttori di Valtellina Casera DOP di utilizzare al meglio il latte raccolto localmente, di offrire ai propri conferitori una prospettiva economica più rassicurante, nell’interesse più generale del sistema agro-alimentare provinciale. “Le aziende agricole locali sono in difficoltà per via della crisi – ammette il direttore -, che ha avuto come effetto principale quello di fare alzare in maniera assolutamente anomala i costi delle materie prime, come cereali e foraggi in genere. Non possiamo assolutamente adagiarci su una strategia di conservazione delle quote di mercato raggiunte. Serve imbastire un piano che ci permetta di ampliare il bacino di vendita, ampliare la notorietà del prodotto, dando così maggior solidità al nostro modello di business”.

 

SFIDA APERTA
Da qui l’esigenza di un confronto aperto con le istituzioni e con il sistema produttivo nel suo insieme, affinché si trovino le risorse necessarie per varare questo ampio progetto di promozione. Fare fronte comune per garantire il bene della Valtellina e della sua economia più tipica.

La sfida è aperta. Resta da vedere ora chi è in grado di raccoglierla. 

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