Oriano Mostacchi
Ecco la Valtellina che vorrei

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Ecco la Valtellina che vorrei

Ago 21, 2013 gianluca (0)

“Sono un imprenditore molto legato alla mia terra. Nonostante tutto”. Oriano Mostacchi – presidente di Valtplastic e Pezzini Mobili – risponde così quando gli chiediamo di definire come vede il suo ruolo di manager valtellinese. Le sue aziende rappresentano un riferimento importante nel tessuto sociale ed economico di questa provincia, a cominciare da Valtplastic – nata nel 1979 – e specializzata nella produzione di pitture e vernici all’acqua ed a solvente. A questa linea si è poi aggiunta quella dei rivestimenti plastici, sempre tenendo fermo il presupposto che colloca Valtplastic in un ruolo che va al di là del semplice produttore di vernici, posizionandosi come azienda-consulente dei propri clienti.
Ecco la sua storia.

Il successo di Valtplastic è stato rapido, merito delle felici intuizioni di Mostacchi che ha compreso la necessità di non restare ancorato al solo mercato locale. In poche mosse l’azienda si è allargata a livello regionale, aprendo sedi e deposti nelle province di Varese, Bergamo, Como e Lecco. Ogni progetto imprenditoriale è stato sostenuto dalla creazione di una robusta rete commerciale, che ha consentito a Valtplastic di guadagnare un ruolo importante sul mercato lombardo.

La storia di Pezzini Mobili, invece, si è sviluppata su una matrice più allargata, nella quale il gusto e l’accuratezza del design Made in Italy sono diventate le chiavi del successo internazionale di questa azienda, specializzata nell’attività di arredamento e contract di altissimo livello. Basta dare un’occhiata al book di referenze per scoprire case-study molto importanti.

 

DUE MONDI DIVERSI
“Pezzini e Valtplastic sono due attività molto diverse tra loro – ci spiega Mostacchi -, unite saldamente dalla medesima matrice valoriale legata al territorio, all’amore per questa terra, alla sua gente e ad una determinazione professionale straordinaria da parte di chi ci lavora”. Nel dipingere questo quadro, Mostacchi – che conosce bene il tessuto sociale locale, anche per l’impegno profuso nel progetto sportivo di Sondrio Calcio e nell’attività associativa di Cancro Primo Aiuto – non nasconde le difficoltà oggi tutt’altro che latenti, aggravate da una fase economica particolarmente difficile per i settori legati direttamente e indirettamente all’edilizia.

 

BUROCRAZIA E IMPRESA
“Fare impresa in Italia è sempre più complicato. Farlo poi in Valtellina, volendo conservare i centri direzionali e produttivi su questo territorio, lo è ancor di più. La logistica, ad esempio, è un aspetto che certamente non ci agevola. Ma quello che ci vincola di più è la burocrazia, che ormai ha raggiunto livelli di complessità enormi, tali da pesare enormemente sulla crescita e la gestione di un’azienda. Per ogni minima operazione o istanza che coinvolge l’ente pubblico è necessario produrre un volume impressionante di carta, documenti e certificazioni, con il risultato di elevare il costo e il tempo necessario per procedere. A volte tutto questo è demoralizzante”. Gli esempi citati da Mostacchi sono innumerevoli e sono i medesimi con i quali gran parte degli imprenditori italiani si devono confrontare ogni giorno.

SVANTAGGIO COMPETITIVO
“Questa condizione ci pone in una situazione di enorme svantaggio competitivo rispetto alle aziende concorrenti che hanno sede in altri Paesi. Nella maggior parte delle altre realtà europee il controllo, le procedure e le leggi sono sì presenti, ma mai ai livelli asfissianti come quelli che abbiamo qui in Italia”.
 

DELOCALIZZARE O RESTARE?
A queste condizioni, è dunque naturale che un imprenditore cominci a pensare di trasferirsi altrove. E a ben vedere, la Svizzera non è poi così lontana dalla Valtellina.

“Non ne faccio un mistero: in passato ho ricevuto qualche proposta da parte di alcune realtà pubbliche svizzere dei Grigioni interessate a ricollocare i nostri stabilimenti produttivi e i centri direzionali di Valtplastic sul loro territorio. Inutile dire che le condizioni che mi hanno prospettato, sia economiche che burocratiche, sono molto diverse da quelle in cui ci troviamo ad operare oggi in Italia: minori costi, migliori stipendi per i miei dipendenti, più servizi. Nonostante le difficoltà operative che questa soluzione potrebbe generare, compresi i disagi per i lavoratori costretti a cambiare le loro abitudini, da parte mia c’è la ferma volontà a restare in Valtellina e continuare a fare impresa in questa magnifica valle, che dà tanto e che potrebbe avere di più”.
 

ENERGIA, TRASPORTI E LAVORO
Chiediamo a Mostacchi di farci qualche esempio. “È sensato che con tutte le centrali che abbiamo sul nostro territorio, paghiamo l’energia il doppio delle altre nazioni? Potrebbe essere un buon inizio ridurre questo costo almeno per le aziende locali che, a tutti gli effetti, partono svantaggiate rispetto alle dirette concorrenti posizionate in altri luoghi. Se ne discute da anni ma non si è mai fatto nulla a proposito. E poi rimane il nodo dei trasporti: siamo condizionati da un’unica via di comunicazione che quando va in tilt, paralizza un’intera provincia. Altra questione che personalmente mi preoccupa è il lavoro: questo tema è diventato un problema per molte famiglie valtellinesi i cui figli fanno fatica a trovare una collocazione. È un dramma che pesa enormemente sul nostro assetto sociale ed economico”.

 

FUTURO E SPERANZA
“La Valtellina – aggiunge – ha enormi potenzialità che devono essere sfruttate meglio, in un contesto di collaborazione e concertazione tra i principali esponenti del mondo imprenditoriale, sociale e associativo. Seppure a volte mi lasci prendere dallo sconforto e dal pessimismo, il mio sogno rimane quello di vedere crescere e fiorire questa terra, con l’impegno di tutti”.
“Quando penso al mondo economico valtellinese – conclude Mostacchi -, vedo un ambiente carico di opportunità, ma anche di contraddizioni. Sono fiducioso sul futuro di questa economia, soprattutto se impareremo a essere più solidali tra di noi”.

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