Insieme ai propri fratelli, Matteo Giacomelli – 47 anni, imprenditore di Livigno – guida con successo il gruppo Lungolivigno. Una realtà aziendale radicata nel tessuto ricettivo e commerciale della stazione alpina, che ha saputo sviluppare un modello estremamente evoluto e di alto profilo nei settori alberghiero e del fashion, arrivando a impegnare 120 dipendenti all’anno, per un fatturato complessivo di circa 15 milioni di euro.
Gli abbiamo chiesto un’opinione sul settore turistico in Valtellina. Ecco che cosa ci ha raccontato.
Oggi il gruppo Lungolivigno gestisce un residence e tre hotel di notevole livello – tra cui il Lac Salin SPA & Mountain Resort, l’unico quattro stelle “Superior” della provincia di Sondrio -, oltre a sei fashion boutique in rappresentanza dei più importanti brand della moda italiana ed internazionale.
LE ORIGINI
“La nostra avventura imprenditoriale nasce 51 anni fa – spiega Matteo Giacomelli – con l’Hotel Concordia, realizzato dai nostri genitori. Da allora il processo di crescita non si è mai fermato, evolvendosi nel tempo con nuove strutture alberghiere e negozi. La speranza è di proseguire questo cammino, dando vita ad una realtà ancora più strutturata”.
Lungolivigno è stato uno dei principali interpreti del ri-posizionamento di mercato che ha visto protagonista la località valtellinese. Da zona extra-doganale frequentata da chi intendeva acquistare soltanto zucchero, profumi, liquori e carburante, Livigno ha saputo affermarsi nel panorama turistico alpino, elevando la qualità dei propri servizi e dell’offerta commerciale, divenendo un punto di riferimento apprezzato da parte del turismo internazionale di fascia medio-alta.
IL SALTO DI QUALITA’
“Abbiamo intuito al momento giusto che Livigno poteva esercitare un’attrazione qualitativamente più interessante verso un pubblico di fascia superiore. Da qui la volontà di abbandonare la visione di un’extra-doganalità di base, per puntare sui grandi marchi della moda sfruttando il vantaggio competitivo offerto dall’area duty-free. In questo modo si sono create le condizioni ideali per quel salto di qualità che poi ha interessato anche il settore alberghiero, sostenuto dagli importanti investimenti fatti dagli impianti di risalita e da gran parte degli operatori locali”.
IL VALORE DELL’AREA DUTY-FREE
“Oggi il fattore extra-doganale rappresenta una leva importante per il tessuto economico e sociale di Livigno. Dobbiamo però arrivare a inquadrare questo punto di forza come un vantaggio per tutta la Valtellina, come lo sono le Terme di Bormio, il Trenino Rosso del Bernina, il Bitto della Val Gerola e la Via Spluga per Livigno”.
In una parola, fare più sistema.
“Trovo sterile rinchiudersi nel solito campanilismo che oggi finisce per ripercuotersi su tutti quanti. So che rischio di scadere nella retorica, ma dobbiamo lavorare insieme per obiettivi comuni di crescita, anziché sprecare energie per sottrarci reciprocamente il pubblico”.
Bello, ma non c’è il pericolo che resti un discorso troppo teorico?
“Niente affatto. Il punto è piuttosto focalizzare come realizzare tutto questo. Manca una programmazione attenta ai target, ai mercati di riferimento, ai bisogni dei clienti e alla necessità di migliorare la fruizione dei nostri servizi”.
UNA REGIA COMUNE
E a chi spetta questo compito?
“La figura più accreditata è certamente la DMO, alla quale gli operatori chiedono sostanzialmente di definire chi fa che cosa, oltre che coordinare le azioni di marketing per comunicare il territorio verso i nostri mercati di riferimento. Cosa molto importante, fare in modo che ciò avvenga in modo coordinato rispetto alle peculiarità di ciascuna delle nostre zone. Cosa mi aspetto dalla DMO? Che ci fornisca un indirizzo chiaro, che definisca uno scenario preciso e strategico. Nella nostra azienda prima di proporre gli hotel di Lungolivigno, valorizziamo la bellezza dei luoghi che ci circondano e le peculiarità che li rendono unici. Credo che per un operatore di Livigno sia assolutamente vantaggioso raccontare ai propri ospiti il fascino di un’esperienza alla terme, una gita a Palazzo Vertemate o a Tirano. Allo stesso modo, un operatore di Sondrio, Madesimo o Tirano, dovrebbe suggerire ai rispettivi clienti una visita a Livigno o nelle località vicine. Se facessimo tutti così, ne guadagneremmo in termini di offerta complessiva”.
DMO VICINA E CONCRETA
“Mi piacerebbe confrontarmi con una DMO unica e non duplicata nelle sue funzioni. Più aperta ai privati e agli operatori del territorio, e non ai soli enti rappresentativi che hanno una visione un po’ limitata di questo settore.
Vorrei una DMO più vicina e meno astratta, capace di fornire risposte concrete alla necessità di organizzare in chiave turistica un territorio che oggi fa fatica a competere con le altre località alpine dove, ad esempio, noleggiare una bicicletta è la cosa più facile del mondo così come avere una rete di piste ciclabili ben segnalata, mappe e volantini aggiornati su tutta la zona, oppure dove utilizzare i mezzi pubblici per spostarsi è una cosa piacevole, semplice e comoda. Da noi tutto questo è ancora un’utopia. Sono convinto che gli operatori turistici della Valtellina sarebbero felici di ricevere da DMO una rotta da seguire, una linea chiara sulla quale procedere. Avere una guida sarebbe molto utile per tutti”.
GAP COMPETITIVO
Cosa manca alla Valtellina rispetto al Trentino e all’Alto Adige?
“Non abbiamo nulla da invidiare in termini di qualità del territorio e di bellezza. Ciò che ci manca è una cultura turistica e questa la si acquisisce lavorando insieme, con un coordinamento centrale competente e serio, che guidi tutti a lavorare verso obiettivi definiti, chiari, precisi”.
Non è quindi solo una questione di limiti infrastrutturali?
“Inutle nasconderlo: sotto questo aspetto la situazione in Valtellina non è delle migliori. Recentemente sono stato a Napoli: ho impiegato 3 ore e mezza da Livigno a Milano (226 km) e 4 ore da Milano a Napoli in treno (776 km). Non pretendiamo il Frecciarossa in Valtellina, ma almeno servizi in grado di collegare agevolmente i centri lombardi più importanti alle nostre località”.
Meglio il treno della SS38?
“Non spetta a me dirlo. L’importante è non disperdere le poche risorse di cui disponiamo su una pluralità di progetti: se si decide di migliorare il trasporto su rotaia, quella deve essere la priorità verso la quale concentrare ogni energia. Oggi c’è un forte impegno sulla nuova SS38? Benissimo: andiamo avanti finché non è conclusa. Mi auguro che si porti a termine questa soluzione, senza aprire parallelamente nuovi cantieri. Ad esempio, l’idea dei trafori mi piace molto e forse la sento più vicina, ma a tempo debito”.