La premessa è chiara: il riordino delle Province proposto dal Governo Monti a fine 2011 ha graziato la Valtellina, che potrà continuare a conservare la propria Provincia.
La riforma ha ridisegnato “teoricamente” la mappa dell’Italia portando a 51 le realtà provinciali distribuite sul territorio nazionale. L’iter è ancora lungo ma c’è già un primo effetto prodotto dal disegno: è rinato come d’incanto il confronto a livello locale sulla necessità di valutare ulteriormente l’opportunità di imprimere un riassetto organizzativo delle realtà comunali.
Il confronto – va detta tutta – è in parte indotto. Da cosa?
Dalla normativa nazionale, che con la spending review impone ai Comuni montani la gestione associata di vari servizi fino al limite demografico di 3000 abitanti.
Se nel 2012 la sfida era di un accentrare in un’unica gestione almeno tre funzioni, per il 2013 si dovrà raggiungere quota “sei”.
LA SFIDA
L’obiettivo sta stimolando varie realtà locali a valutare seriamente non solo “cosa fare”, ma a verificare se non sia il caso di proporre una razionalizzazione più consistente delle realtà amministrative comunali, favorendone l’accorpamento. La discussione è particolarmente attiva in Valchiavenna dove da qualche mese si sono avviati analisi, confronti, dibatti incontri e dove si sta cominciando a portare a supporto di questa linea numeri, cifre, vantaggi finalizzati a capire se non sia venuto il momento di unire realmente le forze.
Ma qual è la situazione negli altri Paesi e quali sono i “conti” elaborati sui potenziali vantaggi derivanti da un accorpamento dei comuni?
Nei prossimi post cercheremo di sviluppare e approfondire l’argomento. .